lunedì 4 giugno 2012

AMERIGO


AMERIGO

È partito con l’entusiasmo,
con la foto agganciata in bella vista
sul petto, dalla parte del cuore, con una pinzetta.
Documento e legge
per la manutenzione della povera gente,
è partito un conoscente che si chiama Amerigo,
ed è acclamato Capo Volontario
dal suo drappello esordiente.
È venuto a portare qualcosa in un paese africano
che tutti chiamano paese del terzo mondo.
Lui crede che voglia dire che viene dopo il secondo
ed ovviamente dopo il primo,
è convinto che ci sia una classifica dapertutto.
Dopo Amerigo, è atterrato un Jumbo Jet privato
di un sant’uomo comandante di ruolo
di uno stato giusto e millenario.
Amerigo si dà da fare,
scioglie la ricetta umanitaria nell’acqua calda,
si tratta di latte in polvere e gallette;
eppure li vede morire come cavallette,
larve che si trasmettono la morte col DNA,
nascono e si consumano come candele,
i bambini del terzo mondo
stanno morendo con le mosche nello occhiaie
e l’addome gonfio d’aria e d’acqua stagnante.
Muoiono abbandonati
o  attaccati alle mammelle delle donne rassegnate.
Ma adesso è il turno della ricetta intellettuale
per far resuscitare questa gente;
è scritto in un breviario universale
da cui attinge un sermone volontario e gratuito,
preghiere di sofferenza e di fede,
idioma incomprensibile per chi ha fame,
ma che esorta, incita, alla fede e a figliare,
alla fede e a figliare, figliare...
Arrigo è preso dallo sconforto,
miracoli non se ne possono fare
e non si debbono neanche promettere;
gli viene in mente il suggerimento di un tale
reduce da un decennio di volontariato,
scocciato da tanta ipocrisia.
Gli disse a chiare lettere:
Carica due casse di preservativi sulla nave
se vai laggiù per aiutarli veramente.

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