giovedì 19 luglio 2012

CENNI DI STORIA

Nella mia casa povera 
era comoda
la cenere che ripuliva i piatti.
Non ci sono avanzi
dove hanno mangiato i bambini come me.
Senza le preghiere della mamma
l’appetito s’accoppia alla fame
e bada più alle briciole che al pane.
La mamma
rappezza l’unico pantalone dei bambini
che rappezzata hanno anche la mutanda.
Giocano cavalcando sedie di paglia
e sparano pistolate
col pollice e l’indice della mano destra,
e la mano manca ben salda sulla spalliera
a simulare la destrezza di Tom Mix.
C’è stata una guerra vera
e un fungo gigantesco nato da una prova,
scienza nuova logica del potere
relegava nel tegame per le uova
la scienza normale di questa storia.
La scienza della farina, del setaccio,
della polenta, del pane
del pesce salato,
e quella più avanzata
di chi oltre il somaro
possiede anche una stalla;
una fortunata eredità
di un vecchio che s’ubriacava
lasciando l’animale
attaccato al solito gancio nella piazzetta
ogni sabato sera.
Mio padre era svelto a riportarseli a casa,
l’asino per cavezza
e il nonno abbracciato sotto l’ascella.
Ne ho fatto un quadro di questa realtà.
Ogni tanto
chiudo gli occhi e lo guardo.

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