Non m’insegnasti
quello che facevi,
quello che facevi e sapevi fare meglio.
Te ne sono veramente grato.
Anche se non te l’ho mai detto.
Non mi piaceva allora, e anche adesso
entrare in un bar per un caffè,
per me è un caso;
figuriamoci per restarci,
giocare a carte, magari d’azzardo.
M’insegnasti, e te ne sono grato,
a fare il nodo alla cravatta;
lo facesti con assoluto impegno,
furono due o tre gesti,
alcune mosse, un paio di giravolte,
poche parole.
« Si fa così, hai visto ? »
M’insegnasti, e te ne sono grato,
a usare la Gillette col vecchio rasoio
e risciacquarlo nell’acqua corrente.
Lo facesti con sincera dedizione.
Furono due o tre gesti,
alcune mosse, un paio di avvitamenti,
poche parole, poche parole.
« Si fa così, così, hai visto ? »
Altro non ricordo di te.
E di tempo ce ne è stato !
Tempo e silenzio.
Tanto tempo che sei invecchiato.
Io sono rimasto dov’ero
aspettando un altro insegnamento,
persino qualche trucchetto da baro,
per avvicinarmi un po’ al tuo gioco,
farmi coraggio e chiamarti almeno una volta,
chiamarti papà.
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