mercoledì 26 settembre 2012

CIAK NON SI GIRA PIU


CIAK..NON SI GIRA PIU’
     Sui giornali c’era scritto “Materia celebrale” per noi ragazzetti che l’avevamo vista di prima mattina andando a scuola ,da ignorantelli  e provinciali avevamo detto a tutta la scuola che si trattava di pezzetti di ciccia e sangue.Poi,il figlio del macellaio che come noi aveva visto da sotto il fondo del rimorchio il corpo di quel giovane quasi incollato al muro e tenuto fermo,sorretto dalla sponda di un carro da rimorchio,quel corpo che si vedeva solo fino al petto perché la testa era stata completamente schiacciata mentre manovrava a mano,da solo,dal dietro e in piedi,quel mezzo di supporto alle riprese della troupe cinematografica per la quale lavorava,questo figlio di macellaio,grezzo e benestante,avvezzo alla macellazione animale,disse,alzando le spalle”E’ tutto cervello spappolato con le ossa del cranio e le mascelle” Continuò ad affilare il coltello che suo padre gli aveva dato come primo compito finita la scuola,ma un occhio lo lasciò un bel po’ incollato al pallone di cuoio che uno di noi aveva sottobraccio.
  Certo,noi tornammo a scuola  e i giorni si susseguirono con gli stessi ritmi.Dimenticavamo e tornavamo su quella tragedia che si arricchiva di commenti e di accese discussioni tra gli adulti e accorate preghiere delle nonne con corona del rosario stretta tra le mani,tornavamo su quella tragedia da ascoltatori e spettatori di certe riunioni improvvisate in mezzo alla strada,tra una faccenda e l’altra delle mamme che vivevano strade e vicoli del nostro quartiere.
Non mi ricordo per quanto tempo restò tutto intoccabile e transennato in quella piazzetta vicino alla chiesa della carità.C’era,anche se non praticabile,l’ingresso secondario  alla Villa D’Este;ci sarà stata senz’altro un’inchiesta,una indagine,in quel periodo si riversarono dove era accaduta la tragedia,un’infinità di persone e personaggi,giornalisti.giuristi,turisti in cerca dell’ingresso principale dirottati per sbaglio o per genuina cattiveria provinciale,e fedeli che frequentavano la chiesa,diventarono fedelissimi e gente di altri quartieri allungavano il tragitto per vedere,sapere,essere aggiornati.
    Quel disgraziato s’era messo in testa di fare l’attore e si arrangiava a fare l’operaio generico in quel mondo che considerava dorato e al quale sognava di appartenere un giorno,nel ruolo più desiderato,quello di attore,a cui si chiedono autografi e strette di mano.
  Finì l’anno scolastico,durante l’estate alcuni operai,nel punto dove quel giovane aveva perso la vita,costruirono una nicchietta dove venne posta una mensola,una mensola con fiori,foto e lumi accesi notte e giorno.
Una domenica che si soffocava dal caldo,un gruppo di persone si fermarono davanti alla nicchia,a semicerchio,gli uomini avevano giacca e cravatta,le donne camicette con maniche lunghe e senza la minima scollatura;sembravano più funzionari che parenti.
Mi accorsi che le donne piangevano senza quasi respirare e non riuscii a capire chi fosse la madre,se ce l’aveva,parevano tutti con lo stesso dolore;nessuno aprì bocca,ma il signore che era il solo con i capelli brizzolati ,disse"Hai recitato con la morte,mon amì Julien”
Quando andarono via,noi che avevamo assistito e sentito,ci chiedemmo che voleva dire  “mom amì” e se Julien era un nome di uomo e non sapemmo risponderci fino a quando non incontrammo il figlio del macellaio che la domenica metteva il completo  blu e la cravatta come suo padre;lui non aveva neanche assistito alla scena,eppure quando cedemmo alla curiosità di sapere e chiedemmo se lui conosceva quelle persone,ci disse,guardandosi le mani con la stessa attenzione che aveva quando affilava i coltelli “Secondo voi,quello più anziano era il padre?”
-Quello era il regista..il regista del film che hanno girato a Villa D’Este-
“Come lo sai??” Chiedemmo in coro
Tornò a guardarci e a guardarsi attentamente le mani e disse che suo padre l’aveva  avuto come cliente per tutto il periodo delle riprese.
-Il manovratore,il morto,si chiamava Julien e sempre quando il vecchio si rivolgeva a lui,diceva “Mon amì Julien”
    Quel giorno sono certo che tutti noi l’ammirammo e allo stesso tempo fummo inviodiosi di quello che aveva saputo,ma l’invidia vinse l’ammirazione  e non gli chiedemmo cosa volesse dire “Mon Amì”



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