Sul piazzale della scuola
prima che suonasse la campanella,
Bella,dagli occhi verdi
coniugati con lo smeraldo e l'edera
mi passò vicino
con lo sguardo fisso a terra,
la sua amica
spigliata e disinvolta mi prese la mano
aprì le dita e ci mise un biglietto.
C'era scritto"Lei ti aspetta alle sette"
Durante la lezione di storia
il professore ci parlava del risorgimento...
delle cinque giornate di milano..
dell'impresa dei mille...di Garibaldi..
e quando disse"Anita gli spirò tra le braccia" fece una pausa
e a me scappò di dire,di chiedere ad alta voce
-alle sette,ma dove?-
Il professore supplente
di italiano storia e geografia
rimase sconcertato,confuso,sorpreso
guardò gli spazi impersonali tra i banchi,farfugliò..
Come?..La storia..il testo non dice..
E' l'ultima lezione di cinquanta minuti
e suona la campanella dell'uscita:
tutti all'arrembaggio della portineria,
si va a casa,all'aria aperta.
La nostra scuola ha due uscite,
una per i cavalieri,una per le donzelle.
Le mamme hanno abbassato la fiamma del gas
hanno alzato il coperchio e controllato la pentola,
lo lasciano di traverso per una bollitura lenta,
occhiano la sveglia,si ravviano i capelli
si spolverano il vestito,spengono la radio
e scendono in strada,s'incamminano
a riprendere le figlie acculturate.
Oggi ci sono tutte,non ne manca una
come se si fossero dato appuntamento.
Il mio compagno di banco
s'è precipitato a fare il suo gioco prediletto,
vola sulla scalinata per farsi ammirare
nel saltare quattro gradini per volta,
rigorosamente quattro,velocemente quattro,
e ci azzecca,ci azzecca sempre.
A lui non dico niente,no,non dico niente.
C'è il nuovo apprendista nella barberia
che è anche cognato del barbiere anziano;
quando nel negozio non c'è nessuno
passa le ore a rifarsi la scrima nei capelli
appiccicato allo specchio.
Finora ha imparato solo a spazzolare nuca e spalle dei clienti
ma non perde occasione per darsi delle arie
e a mostrarmi continuamente
un calendario di donne succinte
che ha riempito di profumo
e lo tira fuori dal taschino
come un clown del circo equestre.
A lui,no,a lui non voglio dire niente.
E non mi esce neanche il fiato
d'accennare il fatto a mio fratello
che se ne va a lavorare nella più grande
e prestigiosa cartiera di Tivoli
col fardello della cena sottobraccio;
non torna a casa dopo il turno
resta a fare lo straordinario,
è fissato che deve comprarsi una Ducati
novantotto di cilindrata.
Mio padre non c'è,mio padre non c'è mai;
se non è al lavoro è a fare il doppio lavoro,
se non lavora è a caccia o a pesca,oppure
al dopolavoro dell'Azienda a giocare
a scala quaranta e a ramino con gli amici.
L'unica vera confidente è mia madre.
Ma come faccio a chiedere proprio a lei
dov'è che s'incontrano gli amanti,
dove si incontrano,alle sette,
a lei che sta in ansia giorno e notte
da quando suo marito
s'è comprata una Guzzi cinquecento e qualcuno
gli ha sussurrato all'orecchio,che spesso,troppo spesso
sul sellino di dietro ci sale un'impiegata...
si quella dell'ufficio imposte,quella separata,
quella bella donna con lo spacco nella gonna.
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